Editoria: arriva il momento della filiera corta?

L'editoria americana è sempre più in crisi. Mentre il blasonatissimo New York Times ipoteca la propria sede (per altro battezzata da meno di un anno ad opera di Renzo Piano), storici newspaper come il Chicago Tribune ed il Los Angeles Times dichiarano fallimento.
Il problema, per chi opera nel campo della distribuzione di notizie, è nella raccolta pubblicitaria. La crisi economica ha provocato dei cali molto profondi, ed è venuta a mancare di conseguenza la liquidità necessaria per coprire quei costi che in precedenza venivano considerati come ordinaria amministrazione.
L'articolo citato dal corriere riporta come più del 20% del settore editoriale americano ha problemi finanziari. Purtroppo, i primi tagli sono sempre quelli di personale: la Cnn, ad esempio, annuncia che verrà eliminata l'intera redazione scienza e ambiente. Ma i licenziamenti si abbattono in modo indistinto e sistemico sul settore, e non risparmiano i colletti bianchi come la dirigenza.
Il mercato delle notizie ha ricevuto il primo forte scossone dalla nascita dei grandi siti d'informazione online. Non c'è azione di marketing editoriale che tenga: oggi fenomeni come il blogging ed il citizen journalism (il giornalismo partecipativo) sono in grado di sostituire larga parte del lavoro redazionale tradizionale. Mentre i giovani giornalisti vengono precarizzati ed utilizzati per assemblare notizie da comunicati stampa e telegrafiche release d'agenzia, persone in grado di osservare i fatti in tempo reale aprono il loro blog sul web e cominciano ad instaurare delle conversazioni sull'evento di cronaca.
Siamo di fronte quindi ad un fenomeno del tutto nuovo, che non potrà essere risolto con le metodologie applicate durante le precedenti crisi dell'editoria, e che probabilmente costerà lacrime e sangue soprattutto agli operatori di tipo tradizionale.
La metafora è allora quella della nascita di una "filiera corta" editoriale (dal produttore al consumatore, proprio come avviene nell'agricoltura), dove i "cronisti improvvisati" sono editori di se stessi. Ma non solo: vendono gli spazi promozionali dei loro blog grazie a sistemi come Google Adsense, ottenendo micro - guadagni insignificanti da un punto di vista personale, ma fondamentali se visti in un'ottica d'insieme verso la raccolta pubblicitaria mancata delle grandi major in campo editoriale.
Il grande cambiamento nella distribuzione editoriale è solo all'inizio, e nessuno (sigh!) al momento comprende con certezza dove e quando si troverà il punto di equilibrio di questa sfida.

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