Google Books: quello che nessuno vi dice!

Google Books è senz'altro uno degli strumenti protagonisti del marketing culturale online, e meriterebbe per questo un'analisi approfondita sia riguardo il modo in cui funziona, sia riguardo le conseguenze della sua presenza all'interno del mercato editoriale italiano. Sebbene il post di un blog non possa certamente risultare esaustivo, l'introduzione di questo importante tool di ricerca nell'ecosistema letterario italiano ha avuto un impatto tale da meritare un'analisi approfondita.
La prima riflessione dovrebbe essere centrata a mio parere sulla generale e collettiva accettazione dei risultati offerti da Google Books senza alcun filtro critico preventivo: poiché la maggior parte degli stakeholder del mondo editoriale (utenti, lettori, autori ed editori in primis) non possedevano strumenti simili in precedenza, Google Libri ha avuto vita piuttosto facile nel conquistare il giovane mercato dell'editoria digitale. Gli unici segnali di contrasto durante la sua introduzione sono stati dati da pochi editori, che mal vedevano la pubblicazione digitale di estratti dei propri prodotti editoriali per paura di perdere potenziale vendite. 
Il suo arrivo in Italia ha però avuto notevoli conseguenze sull'orientamento del lettore finale (e promette cambiamenti ancora più incisivi nel futuro), principalmente a causa di un elemento che ne funge da asset principale e che al contempo viene dimenticato dalla maggior parte degli utenti: l'algoritmo di ricerca.
Mi ha sempre stupito molto il fatto che la maggior parte dei detrattori di Google Books avesse da biasimare lo strumento in generale (per altro più che apprezzabile) e non proferisse alcuna parola sull'algoritmo di ricerca alla base del suo funzionamento.
E' lì infatti che si gioca la partita più importante, perché il modo in cui funziona Google Books è profondamente differente dalle modalità con cui si ottengono query all'interno di una ricerca tradizionale in Google.
La logica con cui è stato costruito questo algoritmo è infatti figlia di un'analisi del mercato editoriale piuttosto solipsistica, non volta pertanto a stimolare una crescita equilibrata e multiculturale delle pubblicazioni offerte. Al contrario, nella visione tunnel di Google books, quello che ottiene un utente da una ricerca è una selezione di libri non maggiormente rilevanti in senso culturale, accademico o generalista, ma piuttosto secondo criteri di vendita e classifica. Certo permane una correlazione con i contenuti, ma a questi non viene data assoluta priorità.
Un atteggiamento sicuramente penalizzante per quei libri che non hanno avuto l'opportunità di ricevere un grosso battage pubblicitario, ma che al contempo possono risultare altrettanto validi (se non migliori) per contenuti ed idee espositive. Si tratta di un principio che diventa ancora più evidente nella società della coda lunga, dove la crema della nostra cultura va ricercata proprio in quella linea semipiatta che tende all'infinito e che viene composta da migliaia e migliaia di pubblicazioni specialistiche (con tirature e successo di pubblico limitato all'interno di precise nicchie di mercato).
Seguono di conseguenza le riflessioni sull'impatto che l'impostazione dell'algoritmo di Google Books possa avere in un momento in cui la maggior parte delle ricerche bibliografiche sta avvenendo su internet, mentre il mercato degli ebook risulta in rapida evoluzione. Per non parlare dei tagli ai budget dedicati alla digitalizzazione delle biblioteche statali, che ora hanno nel recente accordo tra Google Books ed il Ministero dei Beni Culturali l'unico riferimento per la conservazione elettronica del proprio patrimonio.
In conclusione, non si può certo incolpare un'azienda privata per aver impostato degli algoritmi di ricerca favorevoli ai propri scopi primari (fare utili), ma risulta senz'altro indispensabile lo sviluppo di un progetto alternativo autorevole ed indipendente. Se si desidera realmente il bene e la crescita della cultura in Italia, diviene essenziale poter disporre di un tool di ricerca digitale in grado di offrire risultati altrettanto attendibili per precisione ed al contempo maggiormente trasparenti per quel che concerne le logiche espositive e di visibilità.


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