Agenda Setting 2.0: benvenuta tra noi. Riflettendo sui nuovi trend culturali online e sul modo in cui gli aggregatori di notizie pongono sottilmente alla nostra attenzione il flusso informativo dal quale siamo circondati, non ho potuto fare a meno di ripensare alla teoria dell'agenda setting ed al modo in cui questa si è evoluta attraverso i fenomeni collaborativi del web.
Parlando di agenda setting sul web ci addentriamo in un campo piuttosto spinoso perché la rete internet è sempre stata vista come il non luogo del contenuto mainstream; l'idea del web 2.0 e degli user generate content come la mattonella basica del nuovo manifesto culturale digitale. D'altro canto, ci hanno sempre raccontato che la libertà di scelta del contenuto culturale da fruire online fosse del tutto autodiretta dal navigatore, vero e proprio fulcro attorno al quale costruire la nuova realtà digitale.
Risulta evidente che non possiamo parlare ancora in modo esplicito di agenda, ma è possibile evidenziare la presenza di un progetto pensato da qualche decisore nelle grandi web company. Un progetto studiato per la mente di chi legge dall'altra parte dello schermo.
Aveva visto lungo Albert Barabasì, lo scienziato delle reti, quando alzava il velo su uno dei più grandi misunderstanding della cultura delle reti. La possibilità aperta a chiunque di pubblicare qualsiasi informazione ed opinione grazie ad internet è stata da sempre scambiata per una spinta alla democratizzazione della libertà d'espressione e opinione.
Aveva visto lungo Albert Barabasì, lo scienziato delle reti, quando alzava il velo su uno dei più grandi misunderstanding della cultura delle reti. La possibilità aperta a chiunque di pubblicare qualsiasi informazione ed opinione grazie ad internet è stata da sempre scambiata per una spinta alla democratizzazione della libertà d'espressione e opinione.
La mera realtà suggerisce che il web è un palcoscenico completamente vuoto ed isolato se non si dispone già dell'autorevolezza e della capacità di generare un notevole numero di link verso il proprio contenuto. Volete un esempio? Se state leggendo questo articolo è perché avete trovato un link per arrivarci, altrimenti sarebbe stato come pubblicare un testo nel più vuoto dei deserti comunicativi (chi ha letto il mio libro sul Fattore Network conosce bene questo principio).
Pertanto, se vogliamo realmente parlare di comunicazione digitale e web 2.0 dobbiamo avere il coraggio di rispolverare i cari e vecchi libri di sociologia della comunicazione dei tempi dell'università ed applicare gli stessi parametri dei media mainstream alla cultura digitale, per scoprire dove terminano le differenze e dove cominciano le similitudini.
Personalmente trovo l'approssimarsi all'orizzonte di due grandi trend riguardo la comunicazione digitale, destinati a crescere in modo esponenziale nel tempo:
- la creazione dei contenuti da parte degli utenti (i famosi user generated content) come metatesto di commento all'agenda setting 2.0 dettata dai gestori mainstream del web e non come espressione delle idee spontanee dei navigatori;
- l'esistenza di un progetto comunicativo di fondo che guiderà sempre più il rilascio di nuovi software e strumenti collaborativi da parte dei gestori di rete e delle software house legate al web, con la creazione di alcuni archetipi argomentativi ai quali gli utenti si troveranno ad aderire inconsciamente.
Ovviamente è prematuro esprimere dei giudizi definitivi sull'argomento considerando che l'evoluzione delle piattaforme di pubblicazione e condivisione nel web è in continua e costante evoluzione. Nonostante ciò sarebbe ingenuo pensare che gli stessi principi persuasivi che potevano essere trovati con un'attenta analisi dei contenuti nelle agende dei media tradizionali non si fossero insinuati (seppur con modalità e logiche espressive differenti) anche nei tanto osannati contenuti partecipativi.
Ne sono un indicatore silente i continui problemi di privacy che stanno emergendo non solo in relazione all'uso dei social network, ma anche dei principali portali di riferimento per il navigatore digitale. Si tratta di un'immensa raccolta di dati sulle abitudini, i gusti e la forma mentis del popolo del web; in fondo, se questi dati vengono raccolti in modo così meticoloso ed attento, una motivazione seppur basica ci sarà. E questa motivazione può avere molto da spartire con la programmazione della nuova agenda setting 2.0.
2 commenti:
Complimenti; articolo intelligente e che mostra un'approfondita conoscenza dei problemi del web.2
Ciao Pier Paolo,
e grazie per il tuo commento; mi ha fatto molto piacere.
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