Musica: quando aumenta l’ascolto e scendono i ricavi

Alcune interessanti indicazioni ed un curioso paradosso sui trend della musica 2.0 e delle conseguenze per il marketing culturale arrivano da un post del blog di Panorama, che sul mercato musicale afferma testualmente: “Aumenta l’ascolto, ma non i ricavi”.

Enzo Mazza, Presidente della Federazione Industria Musicale Italiana, ci ricorda che fino a qualche anno fa le fonti di ascolto della musica erano principalmente quattro:

-       l’acquisto del CD;

-       la radio;

-       la televisione (ad esempio MTV);

-       ed i concerti.

Oggi la parte da leone la fa Internet, che permette una sorta di continua fruizione della musica “on demand” ma soprattutto “gratuita”. Da qui parte il paradosso dell’aumento degli ascolti e della diminuzione dei ricavi.

D’altra parte, la mia personale riflessione è che la figura del cantante ne esce molto meno malandata che quella della casa discografica. Se il primo può sempre ripiegare su introiti derivanti dalle proprie performance (concerti ed eventi live), la seconda categoria è quella rimasta davvero con il cerino in mano.

Nel breve la situazione appare dunque chiara; maggior fruizione ed ascolto dei brani musicali si traduce in un aumento di popolarità per i cantanti e gli artisti (popolarità che possono monetizzare attraverso le proprie esibizioni).

Con il web un musicista può vendere e promuovere la propria musica su itunes in modo diretto e semplice. L’intuito mi dice che il mercato musicale di domani potrebbe essere molto diverso da quello di ieri, presentando una “selezione naturale” degli operatori a sfavore degli intermediari.

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