Arte, Musica, Scrittura e il perché intraprendere una carriera digitale

Trovo finalmente il tempo per commentare un articolo interessante del Sole 24 ore, riguardo le nuove tendenze del copyright e le abitudini dei fruitori digitali. Una delle ragioni principali a detta di molti stakeholder del settore culturale (autori, case discografiche ed editori in primis) che non intendono investire sul digitale ha da sempre coinvolto la spinosa questione della pirateria. 
Ma le ricerche a riguardo portate avanti nel 2012 dalla FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana, una delle principali parti in causa) dimostrano il contrario. Ancora una volta la musica funge da vera e propria cartina tornasole del mercato culturale online.
Si scopre così che in Italia si è verificata una forte crescita dei download legali, tanto che questi concorrono ora a più di un terzo del fatturato dell'industria musicale. Ed è un fenomeno del tutto logico e razionale, se pensate che costa molta più fatica cercare di scaricare un mp3 o un pdf pirata (che poi magari risulta di pessima qualità), quando con pochi centesimi o pochi euro si può avere una copia perfettamente legale e funzionante.
Date queste ovvie constatazioni, l'economia digitale sta diventando un vero e proprio pilastro per il sostentamento delle imprese che operano nell'industria culturale, offrendo nuove modalità di fruizione dei contenuti e creando nuove opportunità di monetizzazione degli stessi.
Citando le parole del Sole 24 ore, la pirateria:

<<riguarda più lo scambio "offline" di materiale soggetto a copyright che la condivisione in rete. Il 65% dell'acquisizione musicale avviene al di là della soglia della legalità ma, mentre diminuiscono i prelievi via P2P aumentano considerevolmente (+6% tra il 2010 e il 2011) gli scambi "brevi manu">>.

Questo per confermare che è molto più semplice copiare illegalmente un CD fisico con il proprio computer o fotocopiare un libro con una multifunzione piuttosto che effettuare il download di un mp3 dalla pessima qualità audio o stampare delle scannerizzazioni in PDF illeggibili. 
Oggi i numeri rendono evidente la pregressa mancanza di equilibrio nei giudizi espressi sul mercato digitale. Spesso molte iniziative promettenti sono state sterilizzate o abbandonate per colpa di pregiudizi (ovvero di convinzioni non supportate dalle evidenze di mercato), con l'evidente paradosso che ormai si sta consegnando questo promettente mercato nella mani di pochi grossi player o di multinazionali monopoliste.
Al contrario, l'autore può sfruttare i costi d'accesso irrisori necessari per intraprendere una carriera digitale in modo da ottenere la visibilità necessaria a farsi conoscere. Anche l'industria culturale può fare leva sulla pubblicazione e distribuzione digitale per diversificare meglio il proprio portafoglio di autori, oppure per coprire nicchie che nell'alternativa fisica diverrebbero semplicemente antieconomiche. Si tratta di avere semplicemente un minimo di lungimiranza. Per troppi operatori culturali il digitale resta ancora un covo di pirati e di nerd dalle abitudini strambe... e pur si muove!


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