Arte digitale: il grande trend che sta cambiando il mercato

L'arte digitale sta rivoluzionando il mercato artistico tradizionale? La mia risposta è un deciso sì. Prendo spunto da uno splendido articolo scritto e segnalatomi da Manuel Faliero Lassi, che consiglio a tutti di leggere (lo potete trovare al seguente indirizzo web: Arte, Reti Sociali, Terapia di Gruppo e Esorcismo).
L'articolo è interessante perché offre una panoramica su alcuni processi in divenire nell'attuale mercato artistico. In particolare, trovo che venga fotografato molto bene un processo evolutivo che è esistito da sempre nel campo dell'arte ma che nell'ultimo periodo ha subito una fortissima accelerazione... ovvero il rapporto tra artista, opera d'arte e committente.
Quando parliamo di questo rapporto oggi, stiamo parlando della degenerazione degli scambi di valore commerciali nel mondo dell'arte, che risulta particolarmente evidente e forse proprio per questo spaventa. 
La mia personale opinione è che in contemporanea al processo di "democratizzazione dell'arte" avvenuta con il passaggio al digitale, sia da sottolineare un progressivo downsizing del valore commerciale dell'artista e dell'opera d'arte. 
Si tratta di un vero e proprio paradosso visto che al crescere del valore dell'arte nella vita individuale di ognuno di noi, segua una contemporanea diminuzione del valore delle nuove opere, perché di fatto siamo "inondati da informazione e pseudo-arte visuale" (Lassi).
Il grande trend dell'arte, della musica e dell'editoria digitale porta da un mercato artistico di massa (stereotipo tipico del secolo ormai concluso) ad una vera e propria massa di mercati (Anderson) dove ogni singola nicchia artistica diventa troppo piccola ed elitaria per soddisfare la fame d'ingenti riscontri commerciali.
Se da un lato, grazie ad internet, oggi esiste un'occasione di visibilità per chiunque, dall'altro questa stessa democrazia da palcoscenico collettivo toglie attenzione ed interesse agli artisti più importanti.
Un concetto che Manuel Lassi ha saputo cogliere egregiamente nel suo articolo, e che non mancherà di tornare alla ribalta quando analizzeremo l'evoluzione del mercato artistico nei prossimi anni.

3 commenti:

Flavia Lanza ha detto...

Spesso sembra non resti che dover affrontare il dato di fatto: il mercato dell'arte oggi si definisce come "un dinamico insieme di negoziati", quelle gratificazioni di vario livello dei suoi numerosi partecipanti...tutti con il proprio gusto, con la propria capacità di trovare interessante o meno un'opera d'arte e soprattutto tutti spinti dal desiderio di parlare di sé attraverso l'opera d'arte.

Anonimo ha detto...

Milioni di persone in rete, nickname volubili, pseudonimi per non farsi riconoscere,
personalità instabili, volontà senza un fine, un fakeuniverse che le persone non riescono più a riconoscersi...per citare il libro “La crisi dei musei” di Jean Clair: "E' nella Bibbia che è prescritto di restare fedeli al nome dei propri antenati. Un nome è una vocazione. Poiché nascendo abbiamo ricevuto un nome, dobbiamo rispondere al nostro nome e in nostro nome: al nome di quel nome che ci è stato dato. Io mi chiamo perché sono chiamato.
Secondo Edmond Jabès, la parola nom (nome) si dovrebbe leggere due volte, da sinistra a destra e da destra a sinistra, poiché è composta da due parole: nom, nome, e mon, mio. Eppure se questo nome, “mon nom”, il mio nome,è troppo famoso, troppo altisonante, e se io non sono in grado con il mio operato di corrispondere alla vocazione che mi impone, mi condanna, in mancanza di gloria, all'anonimato. Allora la tentazione di cancellare il proprio nome è forte."
Adesso, nel mercato digitale, non c'è un modo per tornare indietro: siamo soli davanti ad uno schermo che interagisce senza emozioni, senza personalità. In questi tempi cibernetici e insicuri, ci vorrebbe un Socrate virtuale per capire le persone che stanno in rete, come reagire, quando, una persona invisibile e ambigua, ti fa una proposta accattivante. La rete è una pellicola opaca, vedi o non vedi, decidi o non decidi: secondo la logica binaria zero uno dove uno sta per «vero» e zero per «falso». Se decidi, non puoi cambiare, vero o falso che sia...

Painter ha detto...

Un tema affascinante: l'arte divenuta prodotto di consumo, richiesta da un pubblico di massa ...
Questo mi ricorda l'attuale controversia della mostra Murakami a Versailles: "Manga" nel bel mezzo della doratura e la Sala degli Specchi. La portata di questo artista sicuramente aumentare. Moda? Spot provocatorio ? Tendenza per il virtuale delirante? Fra 50 anni ci ricorderemo Van Gogh o Murakami? Forse ci sarà spazio per entrambi ...


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