L'artista digitale

Studiando le pagine del Giuda Digitale (per cui ringrazio l'ufficio stampa di Carocci Editore, che mi ha fornito una copia saggio) sono rimasto piacevolmente sorpreso nel trovare una definizione di artista digitale piuttosto originale quanto efficace.
Massimo Nardin ci ricorda che la figura dell'artista digitale oggi è come un virus che sovverte il normale ordine delle cose per destabilizzarlo e mostrarci una nuova via. Fatto questo abbastanza ovvio, dato che l'ordine che regge il Mondo attualmente è il caos, ma mai abbastanza evidenziato da chi in realtà si occupa dei riflessi dell'arte digitale (in foto "Topolino crea Walt Disney", un'opera che sovverte le regole dell'artistsa digitale Max Uzkikh).
"All'artista digitale è dato di elaborare nuove leggi fisiche e - ciò che lo distingue dal disegnatore - implementarle nel cervello elettronico affinché sviluppino la solidità di un altro mondo", spiega Nardin nel suo libro.
Se prendiamo per vera quest'affermazione, possiamo concludere che la democratizzazione del web ha portato anche ad una democratizzazione nel fare arte; chiunque utilizzi le proprie fotografie per creare un album fotografico, registrare un motivetto fischiettato o modificare in modo inaspettato un'immagine od un logo aziendale sta compiendo inconsapevolmente un'atto di arte digitale.
Quest'atto artistico digitale potrebbe semplicemente non avere senso o valore nel mondo considerato reale, ma fintanto che altri utenti lo commenteranno, lo condivideranno tra di loro o lo salveranno all'interno dei propri bookmarks, potrà considerarsi di valore.
La cosa più soprendente a parer mio è quella di trovarci davanti ad un bivio nella storia dell'arte umana, dove i veri prossimi protagonisti sono spesso attori/artisti in modo del tutto inconsapevole.

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